19 novembre 2021
Progetto Agorà Siracusa
PER LA CITTÀ CHE VORREI
TAVOLA ROTONDA DEL 19 NOVEMBRE 2021
“UNA
RETE CONDIVISA PER UN SANO SVILUPPO TURISTICO IN CITTÀ”
- OSPITI COMPETENTI
- AGORÀ
- ESPERIENZE ULTRAVENTENNALI DELL’ASSOCIAZIONE
- PROGETTO: CONTRIBUTO (APPREZZATO) A CANDIDATURA 2024
- OBIETTIVO DEL PROGETTO: PARTECIPAZIONE ALL’EMERSIONE CULTURALE
- MODALITÀ: COINVOLGIMENTO OPERATIVO NON SOLTANTO INFORMATIVO
- SOGGETTI DA COINVOLGERE: COLLETTIVITÀ SPESSO IGNORATE: FAMIGLIA-SCUOLA-POPOLAZIONE
- PERCHÉ DEL COINVOLGIMENTO OPERATIVO: PARTECIPAZIONE DIRETTA E CONSAPEVOLE SU UN OBIETTIVO CONDIVISO IN ALTERNATIVA A UN’INFORMATIVA SOLTANTO SUBITA.
PERCENTUALI
DEI VOTANTI IN COSTANTE CALO NELLE TORNATE ELETTORALI DI QUALSIASI
TIPO PER:
- ABUSO DELLA DELEGA POLITICA
- DISAFFEZIONE ALLE VICENDE PARTITICHE PER EFETTO DELLA T IN ESTERNALIZZAZIONE/TERZIARIZZAZIONE DI COMPITI IN PASSATO RISERVATI AGLI ISCRITTI
- MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA DELL’ELETTORE RESPONSABILE CHE, INVECE, È STATO MARGINALIZZATO
- SCARSO O NESSUN IMPIEGO DI RISORSE COMPETENTI E SPESSO DISINTERESSATE IN COMPITI O ATTIVITÀ DI ALTO VALORE SPECIFICO (CIÒ VALE ANCHE PER IL SINDACATO: DIFFIDENZA, PAURA? ALTRO?)
La
prima AGORÀ DEMOCRATICA del P. D. si è tenuta in Sicilia, a
Siracusa nella sede del Partito Democratico di via P. Orsi, nel
pomeriggio del 19 Novembre 2021.
Essa
è stata indetta, organizzata e condotta sotto forma di Tavola
rotonda avente come tema: “UNA RETE CONDIVISA PER UN SANO SVILUPPO
TURISTICO IN CITTÀ”, da Sergio PILLITTERI (Titoli?), componente
della Segreteria Provinciale del Partito.
La
sala nella quale si è svolta la Tavola rotonda era piena di persone
attente e qualificate, la maggior parte delle quali ha preso la
parola per apportare un contributo al tema proposto.
L’organizzatore
ha illustrato le finalità dell’iniziativa, che si è mossa, oltre
che in virtù della sua specifica competenza personale sul tema
dibattuto, anche in forza dell’esperienza conseguita dallo stesso
con l’attività svolta in un periodo ultraventennale attraverso
l’Associazione “Per la città che vorrei”, della quale è
Presidente.
Nell’introduzione
ha posto l’accento sul fatto che, per fare Turismo di livello e
produttivo di benessere collettivo, servono Impegno, Capacità,
Consapevolezza e altre doti altrettanto importanti che concorrono a
determinare il risultato finale, in maniera tale che i Beni culturali
siano fruiti e non da conservare “sotto vetro”. Essi sono frutto
dell’apporto che hanno rilasciato tutte le dominazioni che si sono
succedute sul Territorio, dall’antichità fino ai tempi più
recenti senza tralasciare, quindi e per esempio, quella Araba o
quella Normanna.
L’obiettivo
da perseguire deve essere non già quello di oggi, del “mordi e
fuggi”, che apporta più disagi che vantaggi al Territorio. Tale
stato di cose è frutto di una disorganizzata proposta turistica, che
non mette il visitatore in condizione di fruire di una visione
complessiva e organica dell’offerta turistica, al punto che egli
non si rende conto di essere in possesso di un biglietto che consenta
la visita in successione per esempio, sia della zona archeologica,
sia del Museo P. Orsi.
Una
siffatta situazione di disorientamento, secondo il relatore, è anche
figlia della sparizione degli APT, che svolgevano un efficace ruolo a
favore della fruizione turistica. Ma è da addebitare anche, e sempre
per esempio, alla mancata possibilità di visita ai numerosi siti
UNESCO presenti sul nostro territorio, dei quali andrebbero edotti i
visitatori.
A
cosa attribuire queste disfunzioni se non a una carenza di una
efficace rete di collegamento fra gli operatori nel campo turistico,
sia pubblici sia privati?
E
non è da sottacere la carenza di spazi culturali, il proliferare di
luoghi di ospitalità non all’altezza del ruolo per mancanza di
caratteristiche essenziali sia sul piano fisico strutturale, sia sul
piano delle competenze professionali, quale può essere la padronanza
della lingua inglese, strumento indispensabile per informare,
indirizzare, consigliare il turista. E ciò comporta il prodursi di
giudizi negativi sul livello di accoglienza delle nostre strutture,
che va a penalizzare le più virtuose.
Pillitteri,
pur avendo molto altro da potere aggiungere, per carità di patria si
ferma qui per consentire lo svolgimento della Tavola rotonda
attraverso gli interventi, sia programmati, sia suscettibili di
scaturire dallo svolgimento del tema.
Il
primo intervento in programma è quello di Giancarlo GERMANÀ, il quale plaude all’iniziativa e si compiace dell’uso
del termine “Agorà”, che consente di individuare con
immediatezza sia la modalità di questo incontro sia di quelli che
potranno esseri effettuati in seguito.
Il
relatore tiene subito a precisare che il Bene culturale non deve
intendersi quel qualcosa di bello che esiste ed è sterile e
improduttivo di ricadute di utilità collettiva, ma quel Bene che
deve essere capace, oltre che di incrementare la Cultura, di incidere
positivamente anche in termini economici. Quindi il primo passo da
fare nella direzione giusta è la presa di coscienza che il Bene
culturale va valorizzato. E, inoltre, nella definizione di Beni
culturali vanno ricompresi, non già e non soltanto i manufatti
architettonici o pittorici di pregio, ma anche il patrimonio
enogastronomico, agricolo e quant’altro sia espressione della
cultura collettiva.
Sulla
lunga strada da percorrere in direzione di un turismo di pregio e
produttivo di benessere cita l’esperienza da lui fatta in occasione
di una visita di studio a Ravenna dove, al suo arrivo in albergo, gli
fu consegnato un cospicuo dossier contenete una puntuale
documentazione di informazioni utili alla fruizione turistica della
città, compresa una serie di biglietti di accesso in luoghi nei
quali erano in corso iniziative culturali. Propostosi di pagare il
costo dei biglietti, gli fu risposto che essi costituivano un
grazioso omaggio al visitatore. La sensibilità turistica della
cittadinanza trovò riscontro in un episodio di gratuita e privata
assistenza in occasione di un suo stato di evidente disagio,
prodottosi nella ricerca di una soluzione al problema di orientamento
nella circolazione stradale in un ambiente per lui sconosciuto.
Antonino
RISUGLIA, in qualità di socio onorario dell’Associazione “Per la
città che vorrei”, informa l’uditorio che la stessa ha fornito
un contributo alla formulazione del dossier per la partecipazione
della città di Siracusa al concorso di Capitale Italiana della
Cultura, sotto forma di un progetto, sul quale è stato dato un
apprezzato riscontro da parte dell’Amministrazione Comunale. Il
progetto si rifà alla lunga esperienza dell’Associazione e va
nella direzione di un “Sano turismo” perseguito dall’odierna
Agorà. Il relatore, inoltre, apporta un contributo collaterale al
tema facendo un accenno alla necessità del coinvolgimento operativo,
e non già soltanto informativo, dei tre congregati umani portanti
della società civile: Scuola, Famiglia, Popolo. Attraverso tale
coinvolgimento si può tentare di ottenere una coscienza e una
conoscenza informativa collettiva che vada nella direzione di un
senso turistico consapevole e informato. In assenza di ciò la
collettività rischia di sentirsi estromessa dai processi virtuosi da
creare.
Giovanni GUARNIERI, ristoratore, lamenta la mancanza nella
cittadinanza di consapevolezza dei valori sociali e, nella politica,
dell’importanza della programmazione. L’attività di
ristorazione, nella quale egli opera sembra essere una perfetta
sconosciuta dal momento che esistono un’infinità di operatori,
molti dei quali di dubbia competenza, con una notevole concentrazione
nel cuore della città e una scarsa presenza nelle zone decentrate
delle quali, invece, andrebbero valorizzate le peculiarità per
determinare un adeguato afflusso turistico e relativa presenta anche
in termini di ospitalità. In direzione di una adeguata fruizione
turistica andrebbero attrezzati, valorizzati e utilizzati locali
dismessi dall’esercizio dell’attività per la quale erano stati
concepiti in origine, per poi essere ricompresi fra gli spazi
pomposamente definiti “culturali”, ma di scarsa o nulla
fruizione. Ma andrebbe adottato un piano commerciale da realizzare in
un contesto di regole chiare e da applicare con puntualità sì da
impedire fenomeni di rapida apertura e di susseguente chiusura per
carenza di una reale esigenza di tali e tante attività. È
auspicabile l’adozione di un valido piano di attività al servizio
del turista e una razionale programmazione dei tempi e degli orari di
loro realizzazione, come nel caso delle Rappresentazioni Classiche
che, nel passato recente hanno avuto un ritardato orario d’inizio
con conseguente disagio per il turista costretto a fruire di una
ristorazione di scarso livello e per gli operatori di livello che
non sono stati messi nella condizione di potere svolgere
adeguatamente la propria attività per effetto della discrepanza dei
tempi. Insomma, dovunque impera carenza di regole e di
programmazione.
Giovanna
TIDONA, operatrice, tramite un’associazione ONLUS che ha
creato una rete sanitaria sociale a favore dei bambini non abbienti
per venire ai loro bisogni insoddisfatti soprattutto in campo
sanitario, e non solo. È perciò che mette in primo piano la
necessità dell’agire in maniera congrua e tempestiva. Auspica una
congressualità con ricaduta sul territorio e un’operatività
turistica complessiva non legata alla stagionalità. Considera la
creazione dell’AGORÀ una vera e propria risorsa per la
collettività.
Giuseppe
ROSANO, Presidente dell’associazione “Noi albergatori”, concorda sulla necessità già evidenziata da Pillitteri e
da Tidona facendo presente, però, che questa strada è stata
percorsa con insuccesso nonostante il convinto impegno in essa
profuso dalla sua associazione. Lamenta, invece, la realtà di un
turismo esercitato all’insegna della buona volontà, sintetizzata
nel verbo dialettale, che è tutto dire, “Ammuttannu”. Da ciò
discende la costrizione di operare in assenza di Concertazione,
Programmazione e Lungimiranza, atteggiamenti che soltanto la Politica
può mettere in atto se agisce in maniera Informata, Consapevole e
Capace di proiettarsi nel futuro, mentre nei fatti avviene tutto il
contrario. Infatti il Turismo dovrebbe essere di Qualità, e può
esserlo, oltre che rispettoso dell’Ambiente e all’interno di
regole certe, l mentre, invece, oggi esso non appare fondato sulla
giusta sensibilità che lo indirizzi in tal senso: la realtà pone
sotto gli occhi di tutti l’incapacità e l’inaffidabilità della
Politica, che non riesce a comunicare con i seri operatori del
Turismo. Conclude il suo intervento dichiarando la sua fiducia nella
capacità dell’iniziativa odierna di produrre effetti concreti e
conducenti all’obiettivo.
Roberto
FAI fa proprio l’invito/auspicio di “guardare avanti”,
fatto da Pillitteri. Propugna l’adozione di un metodo, un sistema
che consenta di “dipanare” gli ambiti per renderli efficacemente
operativi. In assenza di luoghi a ciò deputati, ha sostenuto l’idea,
per quanto minimalista, di elevare le librerie, organizzate in rete,
a luoghi privilegiati dove mettere a fuoco il tema della diffusione
della Cultura, ricercandone soluzioni da mettere in pratica; la qual
cosa contribuirebbe anche a dare un certo impulso all’attività
libraria, oggi in crisi per svariati motivi. Tutto ciò ha trovato
una maniera diversa di concepire la soluzione di questo problema da
parte dell’Amministrazione Comunale, che ha investito ventimila
euro commissionando un intervento in tal senso a una società con
sede a Milano! E pensare che i luoghi di fare cultura non mancano:
basterebbe, per esempio, pensare a Villa Reimann, attrezzarla
adeguatamente e renderla fruibile tutto l’anno. In pratica si
registra una totale carenza di metodo che denota l’incapacità di
coinvolgere le competenze, che esistono e sono di valore, le quali
sarebbero in grado di produrre efficacemente i risultati auspicati;
ma ciò non avviene perché esiste un sotterraneo e disorganizzato
movimento di piccoli interessi di bottega, che agiscono a prescindere
dagli interessi della collettività. Sarebbe auspicabile un “Marchio
di qualità” in assenza del quale si assiste all’affermazione di
una prassi che va in senso opposto alla proposizione della buona
qualità dell’ospitalità di Siracusa. Sostiene l’opportunità di
un coinvolgimento della collettività nella condivisione delle
iniziative da assumere e nella scelta della loro qualità,
organizzando le stesse in un sistema che tenda alla
destagionalizzazione. Teme, però, che ciò non sia realizzabile
perché manca l’auspicato confronto con le competenze anzidette
che, conferma, egli ritiene che esistono già.
Mariella
RICCA riprende ironicamente un luogo comune secondo il quale
“con la Cultura” non si mangia sostenendo, invece, che la
Cultura, Musica compresa, oltre che un valore in sé, è un bene nel
quale investire e dal quale attendersi ritorni economici. La realtà
presente, all’opposto, presenta una situazione che evidenzia la
carenza di spazi culturali pubblici fruibili dalle associazioni
private che operano senza scopo di lucro e, ove essi vengono messi a
disposizione dal soggetto pubblico, ciò avviene con l’onere di
investimenti da parte dei possibili destinatari con l’impegno di
spesa a loro richiesto in termini di manutenzioni, attrezzature e
migliorie con costi che per il privato sono insostenibili.
Un
particolare riferimento va fatto all’Arte Pittorica, per la quale
non esiste un luogo deputato, una galleria nella quale potere
esporre. Tale situazione cosa ha già fatto fallire l’iniziativa
concepita con la partecipazione di circa 400 espositori, avente per
tema la figura e l’immensa attività di Archimede. Analoga
considerazione sconsolata si può fare per le iniziative in campo
musicale, abortite sul nascere. Invece, come esempio virtuoso da
tenere a modello possibile cita le iniziative condotte a Napoli, dove
si sta procedendo a destinare a spazi culturali le chiese sconsacrate
e in disuso.
Giuseppe ROSANO,
a proposito della carenza di spazi culturali e del brancolare nel
buio circa la loro esistenza e consistenza non censita, fa presente
cha l’associazione da lui presieduta ha provveduto a fare tale
censimento, i cui risultati ha fornito all’Amministrazione
comunale, la quale non risulta averne fatto il minimo uso.
Mariella
MUTI, con uno stimolante moto di orgoglio, dopo avere
ascoltato la sfilza di note dolenti sciorinate da coloro che l’hanno
preceduta, sollecita tutti a infondere una vena di ottimismo nel loro
agire, al quale improntare la formulazione di obiettivi in maniera
non velleitaria e, quindi, in forma chiara e concreta. Alla
denunciata mancanza di regole riferisce una realtà diversa, che è
fatta di regole esistenti ma disapplicate, e suggerisce di riprendere
il cammino di una progettazione consapevole partendo, appunto dalle
normative esistenti, il tutto attraverso un lavoro di squadra
improntato all’orgoglio e alla determinazione di incidere
positivamente sulla realtà sonnolenta.
A
questo punto il moderatore, Pillitteri, ritiene opportuno fare
presente che, a differenza di quanto sostenuto anche nel corso della
serata in svolgimento, in ambito pubblico un gioco di squadra è
stato fatto ed era ancora in atto, nella formulazione del dossier per
la partecipazione al concorso per la scelta della città che
rappresenti la Capitale della Cultura Italiana per l’anno 2024.
L’Associazione culturale da lui presieduta ha preso parte
all’iniziativa con la presentazione di un progetto ad hoc.
Luigi
COSTANZO, sedicente melomane, lamenta l’assenza dell’arte della
Musica nella sua città e la necessità di recarsi altrove per
poterne godere; non si esegue neanche il Concerto di Capodanno!
SGARLATA fa presente le disfunzioni amministrative che si
concretizza anche nella concessione di spazi alla ristorazione
improvvisata, e spesso irregolare. Lamenta la destinazione impropria
della tassa di soggiorno per fini che non le sono propri. Denuncia
quanto accaduto al Museo del cinema il quale, dopo l’applicazione
di una targhetta celebrativa sul manufatto che lo ospita, è stato
posto nel dimenticatoio e, di fatto, è oramai in disuso.
Giuseppem ROSANO,
a proposito dell’impiego della tassa di soggiorno al di fuori della
destinazione che sarebbe istituzionale, fa presente che, purtroppo,
non esiste uno strumento normativo che ne imponga la corretta
destinazione.
Bruno
MARZIANO inizia il suo intervento citando Gramsci a
proposito di Ottimismo, invocato da Mariella Muti, e Pessimismo.
Subito dopo riferisce dell’esperienza fatta nella città di Noto a
proposito di Accoglienza, mettendo a confronto lo spontaneismo sul
quale essa era basata non molti anni fa e quale è nella realtà
attuale, che denota uno sviluppo enorme in qualità e quantità, tale
da incidere fortemente sull’economia locale. A questa citazione fa
seguire un paragone con la città di Siracusa, che sembra versare
nella situazione inziale di Noto: cioè, pratica un tipo di
accoglienza frutto di spontaneismo che sta fuori da un modello
auspicato, frutto di studio e organizzazione. E mentre non vede tutto
negativo nello spontaneismo, se poi esso vira verso la seconda fase,
mette l’uditorio al corrente di una iniziativa, questa sì frutto
di analisi, studio e programmazione, che riguarda la zona industriale
tradotto in un progetto di transizione ecologica. Subito dopo, il
relatore fa cenno ai due dei più grossi mali che affliggono la
realtà siracusana: la Spazzatura, che egli considera il più grosso
dei problemi che affliggono l’Amministrazione locale, e il sistema
dei Trasporti il quale, oltre a essere fragile di per sé, deve fare
i conti con una Viabilità che, fuori da quella autostradale, si
presenta di notevole precarierà, non solo e non tanto per il fatto
di esserlo intrinsecamente, ma anche come conseguenza del regime di
anarchia gestionale prodottosi con lo scioglimento dei Consorzi, non
sostituiti da un ente in grado di gestire questa problematica (quale
era la Provincia). Subito dopo passa a trattare in maniera specifica
il problema dei Servizi al Turismo. In effetti, in questo campo,
anche per l’attività meritoria di operatori del settore, la linea
di sviluppo traspare, ma ciò non può bastare perché l’intero
processo andrebbe governato all’interno di un’idea di Siracusa
vista come città turistica, e non prescindendo da ciò. Considerato
il potenziale espresso, auspica che l’AGORÀ possa assumere, per
esempio, il ruolo di coagulo dell’idea di mettere in rete tutti i
contenitori già esistenti, come Villa Reimann, il Teatro Comunale,
il Cinema Verga con gli ampi locali dei quali è dotato, i locali del
Santuario, che potrebbero essere utilizzati in occasione di
congressi. Mentre è da escludere la tentazione di creare cattedrali
nel deserto, come potrebbe essere un Centro congressi lontano dal
centro cittadino, dove i congressisti, nei tempi non dedicati
espressamente all’attività convegnistica, starebbero lì “reclusi”
non potendo godere delle offerte che la città è in grado di
proporre in termini culturali, enogastronomici e altro di godibile.
Ma per far ciò serve il coinvolgimento e la guida del soggetto
politico cittadino. In un’ottica di proiezione temporale immediata
propone, come suggerito da altri che l’hanno preceduto, un
censimento/mappatura delle strutture esistenti; l’apertura di
contatti con le Compagnie marittime che esercitano il Turismo
crocieristico per studiare assieme pacchetti fruibili dal turista in
occasione di soste nella nostra città. Ricorda il possesso nella
mano pubblica siracusana di quote del pacchetto azionario
dell’aeroporto di Catania che, con felice intuizione, furono
comprate a suo tempo, e che oggi hanno conseguito un rilevante valore
finanziario, il cui impiego sarebbe di grande utilità per
l’Amministrazione Comunale. Richiamando il concetto di transizione
ecologica, già citato con riferimento alle apposite iniziative
proposte per la zona industriale, suggerisce di elevare a sistema la
Transizione ecologica per le ricadute positive che essa consente nei
vari campi della vita cittadina. Al termine del suo intervento
esprime l’augurio di una positiva conclusione della partecipazione
di Siracusa al concorso di Città Italiana della Cultura, ritenendo
che tale partecipazione, a prescindere del risultato concorsuale, ha
in sé una enorme potenzialità propulsiva.
Salvo
ADORNO, oltre che come “padrone di casa”, chiude la
serata lanciando delle idee suscettibili di traduzione pratica,
auspicando un maggiore impegno della Politica a favore della città,
anche promuovendo l’emanazione di una “Legge per Ortigia” per
potere fruire di risorse da impiegare allo scopo. Invoca l’adozione
di iniziative strutturate a favore del Turismo. Auspica
un’integrazione operativa di Siracusa con le province di Catania e
Ragusa, delle quali è baricentrica, per lo sviluppo di iniziative
coordinate per un Turismo che coinvolga le tre realtà portatrici di
specifiche caratteristiche. A proposito dei contenitori culturali,
pensa con favore al coinvolgimento di un ente di consolidato
prestigio come l’INDA per un’integrazione che potrebbe
interessare congiuntamente il Teatro Greco e il Museo P. Orsi.
Suggerisce, previo censimento, la messa in rete anche dei vari musei
esistenti. Suggerisce l’idea della creazione di un “Museo della
città”, che sia in grado di esaltarne le caratteristiche di
umanesimo e tecnica che affondano le radici nel patrimonio tecnico e
culturale risalente da Archimede fino alla cultura industriale che
arriva ai nostri giorni. Avrebbe in mente anche la suggestione
dell’elevazione di “Siracusa a città dei parchi”, anche
attraverso l’adozione di una prassi di riforestazione. Rinvia
approfondimenti a prossime AGORÀ. Pensa che il PD possa portare
avanti apposite proposte di legge, una delle quali, all’interno del
concorso per la Città Italiana della Cultura, potrebbe essere il
lancio di un concorso per il Miglior Museo Italiano.